Una voce dal coro (1 ed. 1975)
Una voce dal coro (1 ed. 1975)
Andrej Sinjavskij
Scrittore russo, dissidente, prigioniero politico, emigrante, professore alla Sorbona, fondatore e editore di riviste (1925–1997)
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Una voce dal coro (1 ed. 1975)
Non è il coro, questa volta, a essere in primo piano, ma l'io dello scrittore che cerca, nella disperazione del lager, e la trova, la materia artistica che per lui è condizione di vita. Dalla tragedia nazionale, corale, di Solženicyn si passa alla tragedia lirico-individuale della voce. È anche per quest'ultimo motivo che tentare di raccontare l'opera vuol dire impoverirla e non riuscire, quasi certamente, a trasmettere il vero senso di quell'esperienza personale.
L'opera stessa, Una voce dal coro, in primo luogo, non si lascia definire come genere. Essa è allo stesso tempo diario, confessione, biografia, saggio letterario, filosofico e religioso. Può essere descritta la struttura esterna consistente in sette capitoli entro cui si svolge un flusso continuo di pensieri che si succedono, si rincorrono e si intersecano
«Che cos’è l’arte?». «Quando mi chiedono che cos’è l’arte, mi metto a ridere tra me meravigliandomi di come l’arte sia sconfinata, e al tempo stesso della mia incapacità d’esprimere i contenuti, sempre mutevoli, che attirano come la luce. Dio mio, ho passato tutta la vita a cercare di cogliere il senso dell’arte». «L’arte ê sempre, in misura minore o maggiore, una preghiera improvvisata. Provate un po’ a chiudere nelle mani questo fumo».
«L’uomo si trova proiettato in una situazione d’arte proprio come nascendo ci si trova proiettati in una situazione di vita. In quel momento tutto, per lui, è arte: ogni fogliolina nasconde casa e tavolo. Dicono: “Lui vede qualcosa” /perché è un artista). Ma che cosa vede? Una sola cosa: che è tutto pieno d’arte».
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