Bibliofollia (introvabile – nuovo 1 Ed. 2006)
Bibliofollia (nuovo 1 Ed. 2006)
Alberto Castoldi (1938-2019)
Rettore dell’Università degli Studi di Bergamo, professore ordinario di Lingua e Letteratura francese. Si laurea in lettere presso l’Università degli Studi di Milano.
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Bibliofollia (nuovo 1 Ed. 2006)
Sono tante e perverse e imprevedibili le conseguenze di una passione divorante, bulimica, dalle conseguenze morbose, sobillata da visioni totalizzanti e incalzata da presagi solipsistici.
Come devastanti e assoluti possono rivelarsi gli effetti della scrittura: finalmente una realtà dove il delirio esiste.
La figura del bibliomane è il frutto degenerato di una cultura risucchiata nel buco nero dell'entropia e insieme il prodotto dell'editoria di massa contro la quale l'intellettuale reagisce in un isolamento sempre più esoterico.
I racconti di Flaubert, Nodier e Louys innescano un altro racconto, più oscuro, dai risvolti capziosi a corteggiare le visioni dell'ignoto, dove alligna l'anima inquieta della bibliofollia.
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nterrogarsi su che cosa sia la “bibliofollia”, come fa il francesista Alberto Castoldi, dove conduce? Innanzitutto a ritagliare una fisionomia, quella del bibliomane, persona (o personaggio?) dalla passione infuocata, in pendolare oscillazione tra sogni totalizzanti e sfibranti impotenze. E poi a cogliere quanto quella passione partecipi dell’atmosfera del lutto.
Il bibliomane o il meno rozzo bibliofilo o il più preoccupante bibliofago è un essere della morte. Il suo istinto, come quello di tutti collezionisti, si nutre di volontà d’annientamento dell’oggetto amato e perfino di se stesso. Per il libro può uccidersi, ma, pur di farlo suo, può trasformarsi in assassino. Il mondo coincide con ciò che ha, infatti egli fa “del possesso la geografia stessa dell’io”. Trascinato dal mito della completezza e dell’unità, il bibliofilo (più del bibliomane) sperimenta la libricité. Il termine che risale ad Asselineau, ed è paronomasia di lubricité esprime il desiderio sensuale di possedere il libro, toccarne il bianco, annusarne l’odore, violarne le superfici con il tagliacarte. La passione per i libri nasconde impulsi violenti? Secondo la psicoanalisi sembrerebbe di sì. Melanie Klein ha sostenuto che il libro è il corpo materno divorato nella lettura.
Quanto sia pervasiva la dimensione del lutto risulta evidente se si guarda il libro dal punto d’osservazione di chi lo crea. Lo scrittore, infatti, sa di essere “abitante da sempre di un cimitero, quello della letteratura, ma al tempo stesso custode di questo mondo defunto”.
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