Atlante del romanzo europeo (1800-1900) – (nuovo) ESAURITO
Atlante del romanzo europeo
Franco Moretti
(Sondrio 1950) saggista italiano. Docente di Letteratura comparata presso la Columbia University di New York, raccoglie e orchestra nei suoi studi interessi e suggestioni interdisciplinari, che vanno dalla musica all’economia, dalla scienza alla retorica.
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Esaurito
Atlante del romanzo europeo (1800-1900)
L'autore utilizza per la sua indagine gli strumenti tipici dell'analisi geografica: le cartine. Cartine particolari, mappe letterarie disegnate sulla base della lettura delle opere, che si alternano al testo indirizzandone il ragionamento critico. Queste carte, lungi dal presentarsi come semplici appendici o ornamenti del discorso, sono infatti dei veri e propri strumenti analitici che "smontano" l'opera e che modificano il modo consueto di leggere un testo.
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Alla fine del XIX secolo nascerà Il romanzo sperimentale (Le roman expérimental, E. Zola, 1880). Il naturalismo francese influenzerà in Italia il Verismo (Giovanni Verga, Matilde Serao, Grazia Deledda). Il romanzo è, a questo punto, un genere conosciuto e rispettato, almeno nelle sue espressioni più elevate (i “classici”): con il Novecento la forma del romanzo, e più in generale l’intera cultura, è “investita da un vero turbine”. Appaiono all’orizzonte culturale e filosofico la psicoanalisi (Italo Svevo), la logica, la linguistica, e anche la tecnica narrativa cerca di adeguarsi. Dopo aver cercato rifugio nella rappresentazione di classi subalterne (Verismo) oppure di classi alte, il romanzo modifica la sua struttura: la trama spesso scompare, non esiste necessariamente una relazione tra la rappresentazione spaziale e l’ambiente, all’andamento cronologico si sostituisce un dissolvimento del percorso temporale e nasce un nuovo rapporto tra il tempo e l’intreccio. Cambia anche la tipologia del personaggio.
Termina il mito dell’eroe che viene sostituito dai nuovi antieroi, persone comuni, i cui tratti principali sono il senso di frustrazione, la perdita della propria identità, la mancanza di unità psichica, la sensazione di non essere autentici, la nevrosi. I protagonisti sono gli inetti, gli uomini, appunto, senza qualità alcuna, gli ammalati fisici e psichici, dei quali spesso si mette in scena l’inutilità dell’azione e della parola. Nella tipologia narrativa sono evidenti gli influssi della nuova scienza: la psicanalisi di Sigmund Freud che scoprì l’inconscio; la teoria generale della relatività di Albert Einstein; la fisica dei quanti di Max Planck (l’universo è composto di quanti, particelle soggette a regole variabili); il principio di indeterminazione di Heisenberg; la filosofia di Henri Bergson secondo la quale il tempo esteriore cronologico si distingue da un tempo interiore vissuto in ogni individuo come “durata”, quindi un “tempo misto”, un “tempo della coscienza” che conduce ad deformazione dei tempi della narrazione.. Vengono utilizzati il monologo interiore ed il flusso di coscienza (stream of consciousness) per mostrare la psicologia del personaggio. Massimi esponenti del nuovo genere di romanzo furono: Italo Svevo, Luigi Pirandello, Franz Kafka, James Joyce, Marcel Proust, André Breton, Virginia Woolf, Robert Musil.[9]
La narrativa della crisi, che appare all’inizio del Novecento, supera quindi i modelli culturali del passato, abbandona la descrizione degli ambienti sociali, evidenzia un disagio esistenziale ed interiore nonché un contrasto tra interiorità del personaggio e la società che lo circonda.
I problemi per il romanzo del Novecento sono ancora quelli della voce narrante, e al narratore che presenta il punto di vista dominante. Il filosofo tedesco Hegel definì il romanzo il genere dell’epopea borghese, che ha sostituito l’epos. Nella società moderna infatti esiste un contrasto tra la poesia del cuore e la prosa del mondo, in cui l’individuo moderno è costretto a lasciare il cuore, la poesia, per dedicarsi alla prosa e lasciare la propria totalità per specializzarsi in un solo campo, rinunciare alla sua integrità per essere una cosa sola e quindi essere utile in qualcosa alla società. Il romanzo per Schlegel è a-generico, è letteratura in divenire, e questo dimostra il suo grande successo proprio perché può essere mutevole.
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