Quel che resta di Auschwitz: L’archivio e il testimone (nuovo 1 ed. 1998)
Quel che resta di Auschwitz: L’archivio e il testimone (nuovo 1 ed. 1998)
Giorgio Agamben (Roma, 22 aprile 1942) è un filosofo italiano. Ha scritto diverse opere che spaziano dall’estetica alla filosofia politica, dalla linguistica alla storia dei concetti, proponendo interpretazioni originali di categorie come forma di vita, homo sacer, stato di eccezione e biopolitica. La sua opera è studiata in tutto il mondo
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Il pensiero di Giorgio Agamben, benché caratterizzato da una omogeneità di fondo, può essere per comodità suddiviso in due momenti distinti. A fare da spartiacque è un testo fondamentale: Homo sacer. Il potere sovrano e la nuda vita, il quale si inscrive nelle tematiche e nel dibattito sollevati dalle ricerche di Foucault attorno al biopotere, indagando il rapporto fra diritto e vita e le dinamiche dei modelli di sovranità. All’origine della comunità politica, per Agamben, non c’è uno stato di natura come credevano Thomas Hobbes e John Locke, ma una paradossale “esclusione inclusiva”: la zoé (vita naturale) viene esclusa dalla comunità politica, divenendo così centrale nella città moderna. Il potere politico (tanto antico quanto moderno) attua un controllo biopolitico degli uomini attraverso la gestione della nuda vita degli individui la cui mera esistenza biologica diventa preda del giurista, del burocrate, dell’esperto. La politica, come aveva intuito Michel Foucault, si trasforma in biopolitica, in gestione della nuda vita dei corpi. L’epistemologia di Giorgio Agamben s’ispira agli studi sull’analogia di Enzo Melandri e all’archeologia di Michel Foucault, due autori che si ritrovano spesso nelle sue opere.
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